Un piano per rilanciare investimenti e consumi
L’accelerazione è stata brusca. E va valutata con ponderazione. Nel giro di appena cinque mesi il tasso tendenziale di inflazione (indice Nic) è passato da un assai temuto -0,2% (temuto per i rischi di spirale deflattiva sull’intera economia) a +1,5% con un netto accorciamento delle distanze rispetto alla media europea. L’impennata è evidente. Per molti mesi la dinamica dei prezzi è rimasta nel freezer, con valori sottozero e una dinamica sostanzialmente piatta. Tra novembre e dicembre l’impennata.
È noto che la Banca centrale europea ha impiegato tutte le armi a disposizione per evitare il rischio deflazione e surriscaldare i prezzi con un target di inflazione al 2% in media. Una gigantesca ondata di liquidità ha investito il Vecchio Continente sulla falsariga di quanto accaduto negli Usa e anche in Giappone.
Ora però la strada diventa assai più stretta. Intanto come sottolineato da alti esponenti Ue gli stimoli monetari Bce non continueranno a lungo, se lo scenario inflattivo è coerente. Anche negli Usa la tendenza attesa dei tassi di interesse è orientata verso un lento e cadenzato rialzo.
L’Italia si trova in una posizione particolare. Abbiamo sconfitto lo spettro della deflazione. Ma la crescita resta assai bassa. Marciano spediti i settori legati al commercio mondiale, votati all’export. La domanda interna non mostra particolari slanci. La fiducia delle famiglie non brilla particolarmente. Il periodo di economia espansiva avrebbe dovuto essere impiegato per risanare i conti pubblici e per rilanciare investimenti e competitività. Invece molti nodi restano irrisolti.
L’Istat sottolinea che le stime di febbraio sui prezzi scontano componenti volatili, mentre il tono di fondo resta da prefisso telefonico, intorno a 0,6%. Diffuso resta il timore, tra gli operatori commerciali, ad esempio, che l’accelerazione dei prezzi in questo contesto si traduca in un ulteriore raffreddamento della domanda delle famiglie.
Bisognerebbe dunque agire su più fronti: dare fiducia alle imprese, con iniziative che contribuiscano a migliorare le aspettative. Bene gli interventi per favorire investimenti hi-tech ed export. Occorrerebbe favorire anche una espansione
della domanda interna.
Al tempo stesso servirebbe un’accelerazione della creazione di posti di lavoro, strettamente connessa alla fase espansiva dell’economia. Al tempo stesso vanno affrontati i divari territoriali , i nodi della finanza pubblica e del sistema del credito.
Insomma, serve una grande iniezione di fiducia, che abbia come ingredienti strategie efficaci di politica industriale mirate alla modernizzazione dell’Azienda Italia e alla crescita della competitività, e iniziative forti per ridare slancio alla domanda interna. Insomma serve una direzione di rotta chiara
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