Treni pendolari, emergenza al Sud: ecco le dieci linee peggiori d’Italia

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By Federdat Gennaio 24, 2017 18:42 Updated

Treni pendolari, emergenza al Sud: ecco le dieci linee peggiori d’Italia

Ciò che sta avvenendo sulla rete ferroviaria racconta molto della situazione economica e sociale che sta vivendo il Paese. La narrazione è affidata a Pendolaria, il rapporto annuale di Legambiente che analizza, fin nei minimi dettagli (110 pagine), i numeri e le storie di milioni di persone che quotidianamente, per studio o per lavoro, hanno la necessità di servirsi del treno. Il primo dato: ogni giorno, in Italia, quasi 5,5 milioni di persone prendono il treno per spostarsi per ragioni di studio o di lavoro. Di questi, sono 2milioni e 832mila quelli che usufruiscono del servizio ferroviario regionale (divisi tra 1,37 milioni che utilizzano i convogli di Trenitalia e gli altri 20 concessionari) e 2milioni e 655mila quelli che prendono le metropolitane presenti a Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania.

Secondo dato: sono in costante crescita, denuncia Legambiente, le diseguaglianze tra le Regioni rispetto alle condizioni del servizio offerto. Sono proprio le differenze tra le diverse aree del Paese a essere al centro del focus di quest’anno di Pendolaria. Noi ci concentreremo in particolare sulla situazione dei treni. Vediamo i casi più eclatanti.

Emergenza Mezzogiorno

La situazione per chi si muove in treno in Sicilia è sicuramente la peggiore d’Italia. I 5 milioni di abitanti dell’isola hanno rispetto a questo servizio meno diritti degli altri cittadini italiani, ma a pagarne le conseguenze sono anche i turisti. Un esempio, ogni giorno le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 contro le 2.300 della Lombardia, una differenza di 5,3 volte, ma a livello di popolazione la Lombardia conta “solo” il doppio degli abitanti siciliani (10 e 5 milioni). E la situazione sta peggiorando. Vedi, per esempio, i disagi che vivono ogni giorno coloro che si muovono lungo i 180 km della linea che collega Messina a Siracusa, passando per Catania. Su questa linea la velocità
media è di 64 km/h e negli ultimi 15 anni i treni si sono ridotti del 41% e viaggiano meno veloci. È come se tra Firenze e Bologna fossimo ancora nel 1980, senza Frecce e Italo, né una linea veloce.

In generale, parlando di treni regionali, la vera emergenza è il Sud, dove circolano meno treni, più vecchi e più lenti. Ogni giorno in tutto il Meridione circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia e dal 2010 quelli regionali si sono ridotti del 21,9% e a questi tagli vanno sommati quelli degli Intercity. Inoltre, i treni sono più lenti e l’età media dei convogli al Sud è nettamente più alta: 20,3 anni rispetto ai 14,7 del Nord e ai 17,2 della media nazionale.

Le 10 linee pendolari peggiori

Ci sono pendolari più sfortuani di altri. Quelli che si spostano lungo le 10 line “maglia nera” del settore. Una classifica che Legambiente stila sulla base di situazioni di disagi effettivi e di proteste.

1) Roma-Lido: il servizio (gestito da Atac) non è assolutamente adeguato a una domanda di spostemti che arriva a circa 100mila tra studendi e lavoratori.
I continui guasti e problemi tecnici, si ripercuotono sugli utenti tra corse che saltano senza che venga fornita un’adeguata informazione, e poi ritardi periodici, sovraffollamento dei treni.

2) Circumvesuviana. Fino al 2010 i treni in circolazione erano 94, ora siamo a quota 56 treni, ma ne servirebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso ai pendolari, costretti a viaggiare ammassati. Senza contrare incendi o principi di incendi, scippi, aggressioni, intimidazioni, finestrini presi a sassate, controllori che rischiano l’aggessione per aver chiesto il biglietto.

3) Reggio Calabria-Taranto. La linea, a binario unico e in gran parte senza elettrificazione, è colpita da continui tagli, pari al 20% dal 2010, con la cancellazione di 2 intercity, 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali.

4) Messina-Catania-Siracusa. Si veda quanto scritto in precedenza a proposito della Sicilia.

5) Cremona-Brescia. Sempre i soliti vecchi treni, più lenti che 15 anni fa e con sempre meno collegamenti tra Cremona e Brescia. Ritardi e soppressioni
hanno provocato ancora proteste nel 2016 per il trasporto dei pendolari.
Infatti sui 51 km di linea i tempi di percorrenza sono aumentati rispetto al passato (nel 2002 il treno più veloce collegava Brescia e Cremona in 34 minuti, oggi in 58) con una velocità media di 52 km/h con lunghe soste per incroci.

6) Pescara-Roma. È una direttrice percorsa ogni giorno da migliaia di pendolari quella tra Roma e Pescara, che nell’ingresso a Roma si moltiplica in maniera esponenziale con i pendolari di tutta l’area Est. Il problema è che i treni sono pochissimi e lenti a fronte di un’ offerta di pullman ricca e veloce.

7) Casale Monferrato-Vercelli e Casale Monferrato-Mortara. Un esempio di cosa vuol dire l’isolamento dei territori, a seguito dei tagli sulle linee, lo vediamo a Casale Monferrato. Rispetto a dieci anni fa le possibilità di spostamento si sono ridotte per i pendolari, e malgrado le linee ferroviarie esistano. Il problema sono i tagli alle linee effettuati in Regione Piemonte negli scorsi anni e la scarsa
attenzione della Regione Lombardia per i collegamenti interregionali.

8) Bari-Martina Franca-Taranto. Pochi treni e soprattutto lenti (41 km/h la velocità media). L’infrastruttura gestita dalle Ferrovie del Sud Est è e binario singolo. A creare il disagio maggiore, osserva Legambiente, complice una inadeguata informazione, sono gli improvvisi cambi di orario.

9) Treviso-Portogruaro. Linea a binario unico di 52 chilometri. Rispetto al passato i collegamenti sono meno, i treni più lenti e obbligano a cambi.

10) Genova-Acqui Terme. I passeggeri abituali lamentano tempi di percorrenza raddoppiati e coincidenze saltate, con 16 treni della linea sui 26 totali che hanno obbligato i passeggeri Ovadesi e Acquesi a scendere a Sampierdarena e a
proseguire con le coincidenze, inizialmente senza le dovute informazioni in stazione.

Questo il quadro. Qualcosa sta cambiando? Di sicuro l’arrivo al ministero delle Infrastrutture di Graziano Delrio ha segnato una discontinuità positiva nell’attenzione verso il servizio ferroviario e la trasparenza nel settore delle
infrastrutture. Anche da parte di Trenitalia, che ha ordinato 450 nuovi treni da destinare ai servizi locali, è giusto sottolineare un’ attenzione maggiore nei confronti del servizio ferroviario regionale. Questi treni permetteranno di migliorare nei prossimi anni la qualità dell’offerta. La sfida al 2030 è di raddoppiare il numero di persone che ogni giorno in Italia prende treni regionali
e metropolitane, per farle passare da 5,5 a 10 milioni.

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