Tariffe locali in forte aumento
Le tariffe dei servizi locali “volano” anche in presenza di un’inflazione rimasta quasi ferma. Per i servizi offerti dai Comuni, negli ultimi cinque anni, una famiglia ha sopportato un aumento medio vicino al 17%, mentre il rincaro dei prezzi al consumo è stato del 4,5 per cento. I primi sono cresciuti quasi quattro volte rispetto l’inflazione. Ancor più impietoso il confronto con la media delle tariffe nazionali, rincarate del’1,3 per cento. È quanto emerge da un’analisi di Ref Ricerche che, utilizzando i dati Istat relativi al periodo 2012-2016, ha confrontato l’evoluzione dei costi dei servizi pubblici nei capoluoghi di regione.
I rincari maggiori hanno colpito il servizio idrico (+34,7%), mentre il trasporto regionale e quello urbano e la raccolta dei rifiuti hanno segnato un aumento medio di poco superiore al 18 per cento. Taxi e servizi anagrafici, invece, hanno “solo” doppiato il tasso d’inflazione.
A Reggio Calabria si registra l’aumento record (+126%) della tariffa rifiuti; nel trasporto urbano si registra un balzo del 50% a Potenza e Aosta, mentre a Firenze il trasporto regionale segna un +40 per cento. A Reggio Calabria le tariffe per il servizio idrico segnano un +77% e a Cagliari +41%, mentre per i taxi si evidenziano il +26% di Venezia e il +18% di Torino.
«Gli aumenti risentono della riduzione dei trasferimenti delle amministrazioni centrali – spiega Donato Berardi, partner di Ref Ricerche -. Comuni e regioni cercano di equilibrare costi e ricavi, seguendo i princìpi della copertura integrale a carico degli utilizzatori finali, degli investimenti e dei costi di gestione».
LA CORSA AI RINCARI | |||||||
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Come si sono evolute le tariffe nei capoluoghi di regione, dal 2012 al 2016, variazione in percentuale | |||||||
Città | Tariffe locali | Acqua | Rifiuti | Trasporti urbani | Treni regionali | Taxi | Servizi anagrafici |
Torino | 19,2 | 38,6 | 22 | 30,9 | 33,2 | 17,6 | 0 |
Aosta | 19,4 | 9,8 | 21,6 | 52 | 0 | 6,8 | 18,3 |
Genova | 13,9 | 37,4 | 23,8 | 8,5 | 13,8 | 2 | 0 |
Milano | 16,5 | 18,6 | 22,2 | 23,8 | 13,2 | 8,3 | 45 |
Trento | 5,6 | 25,4 | -13,3 | 19 | 0,8 | 8,1 | -0,8 |
Venezia | 8,6 | 23,1 | 4,5 | 13,5 | 23,4 | 25,8 | 0 |
Trieste | 2,6 | 29,6 | -19,6 | 22,2 | 21,2 | 6,7 | 0 |
Bologna | 8,5 | 31,6 | 9,3 | 5,7 | 6 | 0 | 0 |
Ancona | 22,3 | 39,7 | 34,8 | 14,8 | 22,5 | 0 | -1,8 |
Firenze | 8,5 | 32,3 | -1,5 | 0 | 41,8 | 0 | 0 |
Perugia | 10,6 | 29,2 | 9,2 | 0 | 1,6 | 0 | -3 |
Roma | 15,8 | 39,4 | 9,2 | 35,3 | 11,9 | 14,9 | 0,2 |
Napoli | 15 | 17,7 | 12,4 | 19 | n.d. | 13,9 | 0 |
L’Aquila | 24,9 | 37,2 | 69,2 | 6,6 | 16,7 | 0 | 0 |
Bari | 20,5 | 32,7 | 35,7 | 7,4 | 12,5 | 0 | 0 |
Potenza | 7,6 | 13,6 | -3,7 | 54,8 | 0 | 5,2 | 9,8 |
Reggio Calabria | 53 | 77,4 | 126,9 | 1,1 | 31,3 | 10,7 | 0 |
Palermo | 12,9 | 19,7 | 38,2 | -15,3 | 14,2 | 0 | 0 |
Cagliari | 20 | 41,4 | 43,5 | 3,1 | 6,5 | 0 | 0 |
ITALIA | 17,2 | 34,7 | 18,6 | 18,1 | 18,7 | 9,9 | 8 |
Fonte: Laboratorio REF Ricerche su dati Istat (NIC) |
Un radicale cambio di rotta rispetto al passato. Per servizi idrici e rifiuti le manovre tariffarie ora assicurano la copertura dei costi, mentre i trasporti restano in larga parte finanziati dalla fiscalità generale. «Gli aumenti, però, non devono coprire le inefficienze e si deve rafforzare il controllo da parte di authority indipendenti – continua Berardi -. Spetta a loro indicare gli obiettivi di qualità ed efficienza del servizio e verificare che gli investimenti siano realizzati». Per il servizio idrico, in particolare, si tratta di recuperare il gap verso gli altri paesi europei, mentre per trasporti e rifiuti vale ancora il principio del ripiano dei costi a pié di lista. «Ora serve un cambio di passo per distinguere quanta parte di questi costi riflette un miglioramento nella qualità e quanta invece può essere riassorbita aumentando l’efficienza».
«È in atto una strategia per esternalizzare il servizio idrico ai gestori di ambito. Pesano, inoltre, le tariffe troppo basse del passato e il ritardo nell’ammodernamento delle infrastrutture» sottolinea Andrea Ferri, responsabile finanza locale Anci. Nel periodo c’è stato il blocco dei trasferimento per 9 miliardi, un taglio che ha portato ad aumenti anomali.
Tra tutti è Reggio Calabria il capoluogo che nel quinquennio registra, con un + 53%, il rincaro maggiore. Sono gli effetti di una crisi che nell’autunno 2012 è sfociata nel commissariamento per mafia del Comune in pieno dissesto finanziario. «È stato necessario ricorrere a un piano di riequilibrio dei conti pubblici varato dai commissari prefettizi, che ha portato al varo nella misura massima delle tariffe dei tributi locali – ricorda Irene Calabrò, assessore ai tributi della città -. I margini di manovra sono pochi e si sta valutando come riattivare delle agevolazioni in favore delle categorie svantaggiate».
L’Aquila, al secondo posto per i rincari, sconta il lungo ciclo della ricostruzione post-sisma, soprattutto per la tassa rifiuti a causa della conseguente riduzione delle superfici tassabili. «Dal 2010 beneficiamo di un trasferimento straordinario dallo Stato, che va a coprire il minor gettito dovuto all’inagibilità degli immobili – dice Fabrizio Giannangeli, direttore Dipartimento economico del Comune -. Nel 2016, poi, la tassa rifiuti è stata aumentata di circa il 20% a causa di una sensibile riduzione del trasferimento statale».
All’estremo opposto città dove gli aumenti tariffari hanno avuto un impatto minimo sui conti delle famiglie. Si tratta di Trieste (+2,6%) e di Trento (+5,6%) le cui amministrazioni sono riuscite, per esempio, a ridurre sensibilmente la tassa sui rifiuti. «È un triennio che non modifichiamo le tariffe, la quota della raccolta differenziata ha raggiunto l’80% e ci sono sconti per chi produce compost e usa le isole ecologiche» sottolinea Roberto Stanchina, assessore con delega per le politiche economiche ed agricole, tributi e turismo di Trento.
Tra gli altri problemi dei sindaci c’è l’evasione-elusione portata dai forti rincari. Un male che le amministrazioni, da Milano a Reggio Calabria, vogliono combattere per contenere le tariffe. «Il sindaco Falcomatà punta al risanamento con un piano di recupero dell’evasione che si attesta al 40% – conclude Irene Calabrò -. Sarà così possibile migliorare la qualità dei servizi e distribuire equamente il carico tributario tra tutti i contribuenti».
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