Sud, in arrivo la cumulabilità dei bonus

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By Federdat Febbraio 10, 2017 10:35 Updated

Sud, in arrivo la cumulabilità dei bonus

Un credito d’imposta accoppiato a un finanziamento bancario garantito dallo Stato o dal tasso di interesse ridotto: è una delle combinazioni per il rilancio degli investimenti che saranno effettivamente disponibili per le imprese meridionali a partire dalla conversione in legge del decreto Sud. La cumulabilità del nuovo “bonus” con altri regimi di aiuto potrà permettere, ad esempio, di integrare il credito d’imposta con la garanzia concessa dal Fondo Pmi o con la “Sabatini bis” che abbatte i tassi su finanziamenti per beni strumentali.

L’emendamento approvato in Parlamento specifica comunque che l’azione combinata sarà possibile entro il tetto massimo «dell’intensità o dell’importo di aiuto più elevati consentiti» dalle regole Ue. In pratica 45% per le grandi, 35% per le medie, 25% per le piccole.

La cumulabilità con aiuti de minimis e con altri aiuti di Stato è solo una delle correzioni apportate a Montecitorio. Cambia anche la base di calcolo, con il computo del beneficio al lordo e non più al netto degli ammortamenti per investimenti già fatti nella stessa categoria di operazioni (macchinari, impianti e attrezzature). Tradotto, vuol dire che si potrà sfruttare appieno anche la combinazione con i super e gli iperammortamenti di Industria 4.0.

Il decreto, approvato mercoledì dalla Camera, dovrebbe viaggiare spedito al Senato dove si prevede una lettura lampo. Il nuovo credito d’imposta entrerà in vigore con la pubblicazione della legge in Gazzetta ufficiale anche se, per la piena operatività, potrebbe esserci bisogno di un intervento dell’Agenzia delle entrate. Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, evidenzia la necessità di «una rapida entrata in vigore della misura, per mettere a disposizione dei segnali di vitalità imprenditoriale che si registrano nel Mezzogiorno un nuovo, e stavolta realmente efficace, strumento di agevolazione».

La revisione del “bonus” investimenti era stata caldeggiata dagli industriali vista l’iniziale inefficacia dello strumento, per il quale restano ora a disposizione oltre 620 milioni annui fino al 2019. «Va dato atto al Governo – prosegue Boccia – di aver modificato lo strumento in linea con le aspettative e le proposte delle imprese, e al Parlamento di averne compreso le grandi potenzialità per favorire l’attrattività di nuovi investimenti nelle regioni del Sud».

L’efficacia della nuova misura, secondo gli industriali, è correlata alla trasparenza di utilizzo, «uno strumento automatico, con pochi oneri amministrativi, che si applica solo a imprese che effettivamente realizzano investimenti e che in tal modo possono ridurre il global tax rate».

Per gli investimenti al Mezzogiorno, anche se in modo ancora slegato e senza un disegno unico, sembra lentamente aprirsi una nuova stagione di opportunità. Alcune ulteriori novità le ha annunciate ieri Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, presentando il piano triennale. Oltre all’acquisizione della Banca del Mezzogiorno da Poste italiane (si veda l’articolo in basso) Invitalia intende rilanciare la vecchia legge 181 concentrando l’intervento a favore delle aree di crisi complessa e puntando anche sul settore turistico. La controllata del Tesoro prevede inoltre di dismettere la società “Italia Turismo” e di lanciare un nuovo fondo per il sviluppo finalizzato a favorire operazioni in partnership pubblico-privato.

Ancora da raggiungere, infine, l’obiettivo di 100 milioni che si era dato il fondo per le startup di Invitalia Ventures. «Siamo a 70 milioni, di cui 50 di risorse pubbliche – dice Arcuri – Ma c’è un impegno del Fondo europeo per gli investimenti per sottoscrivere entro un anno la restante quota fino a 100 milioni».

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