Stati Uniti e Cina gli obiettivi per il legno-arredo
er il 2016 bisognerà “accontentarsi” di una crescita dell’1,5%. Del resto, non sarebbe stato facile ripetere per il secondo anno di fila la performance record di vendite oltreconfine registrata nel 2015 (+4,9% per l’intera filiera legno-arredo e +10% per il solo comparto dell’arredamento), che ha riportato i valori delle esportazioni della filiera legno-arredo sui livelli pre-crisi.
Per questo Emanuele Orsini, neoeletto presidente di FederlegnoArredo, snocciola con una certa soddisfazione i dati preconsuntivi 2016 della filiera, che fotografano il consolidamento della ripresa avviata nel 2015, dopo sette anni di crisi. La produzione – stimata in 41 miliardi di euro – è cresciuta dell’1,8% rispetto all’anno prima, grazie come detto al rafforzamento delle esportazioni, ma anche a un mercato interno che sembra essersi risvegliato, sicuramente con il traino del bonus mobili introdotto a metà del 2013.
«Continueremo a lavorare per far diventare strutturale questa misura – dice infatti Orsini – che ha contribuito in modo fondamentale al risveglio dei consumi di arredo in Italia», generando secondo le stime del Centro Studi Fla un fatturato di quasi 3 miliardi in poco più di tre anni e mezzo, che si è tradotto (per tutta la filiera) nella salvaguardia di almeno 10mila posti di lavoro nel primo anno e mezzo di applicazione.
L’Italia «ritrovata» è un’ottima notizia per le oltre 79mila imprese della filiera e per i loro 321mila dipendenti, dato che la stragrande maggioranza delle aziende vende soprattutto sul mercato interno. «Ma la nostra priorità è spingere sull’internazionalizzazione del comparto e rafforzare ulteriormente le esportazioni, aiutando le realtà più piccole ad affrontare i mercati esteri», precisa il nuovo presidente di Fla. Il dato finale del 2016 risente infatti del calo dell’export registrato negli ultimi mesi dell’anno, ma le potenzialità dei mercati esteri restano elevate, soprattutto in alcuni Paesi.

Stati Uniti e Cina, innanzitutto, che, tra i primi dieci acquirenti dei prodotti del legno-arredo italiano, hanno registrato le performance più significative. Tra gennaio e ottobre del 2016, per il solo settore dell’arredamento, l’export verso questi mercati è aumentato rispettivamente dell’8,1% e del 18,6%. Ma tornano sotto i riflettori anche i Paesi dell’Unione Europea, che l’anno scorso ha ritrovato un dinamismo vitale per la filiera, se si considera che il vecchio continente assorbe ancora circa la metà dell’export italiano di mobili. Particolarmente significativa risulta ad esempio l’incremento del 5,3% di vendite verso la Francia nei primi dieci mesi del 2016, visto che si tratta della principale destinazione per le aziende del settore, ma anche la ritrovata crescita della Spagna, che ha segnato un +5,6%.
L’unico mercato che ancora arranca è la Russia, sebbene non manchino segnali di miglioramento. «Per questo confermiamo l’appuntamento di ottobre con i Saloni WorldWide di Mosca – annuncia Orsini –. Le previsioni economiche prevedono una ripresa del Pil russo già da quest’anno, ma soprattutto speriamo che il ritrovato dialogo con la nuova amministrazione Usa porti all’eliminazione delle sanzioni che hanno indirettamente penalizzato anche i nostri prodotti». Inoltre, ricorda Orsini, ci sono le nuove frontiere, come l’Iran e l’Africa.
Particolarmente significativo è il dato relativo al saldo commerciale del settore arredamento (positivo per 8 miliardi di euro), il più alto tra i principali Paesi esportatori internazionali di mobili, con l’eccezione della Cina. Un dato, precisano da Federlegno, che fa comprendere quanto la produzione di mobili sia effettivamente «made in» e quanto il processo di internazionalizzazione delle aziende abbia ripercussioni positive sull’economia e l’occupazione nel nostro Paese.
Lo confermano i dati relativi ai principali distretti produttivi nazionali. La Lombardia ad esempio – prima regione della filiera in termini di fatturato (7 miliardi di euro) – esporta il 63% della produzione di arredo, generando un saldo commerciale positivo per 2,1 miliardi. Il Veneto, seconda regione per produzione, lo è anche per esportazioni di mobili, che valgono 2,5 miliardi di euro. Proseguendo nell’analisi dei territori, al terzo posto si colloca il Friuli-Venezia Giulia, con una produzione di 3,5 miliardi, seguita da Marche, Emilia-Romagna e Puglia.
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