Quotazione in vista per Unieuro

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By Federdat Gennaio 3, 2017 07:52 Updated

Quotazione in vista per Unieuro

Unieuro punta la barra sulla quotazione in Borsa. Forse la migliore opzione, al momento disponibile, per il Fondo di private equity francese Rhône Capital per valorizzare la quota del 70,49% della catena di prodotti elettronici, detenuta da dieci anni.

L’assemblea straordinaria dei soci di Sgm Distribuzione ha approvato la trasformazione della società da Srl a Spa, la modifica della denominazione in Unieuro (insegna presente in tutt’Italia) e l’avvio della procedura di quotazione con la scelta di Kpmg quale revisore dei conti e assistente alla quotazione. La società manterrà il capitale sociale di 4 milioni diviso in 20 milioni di azioni ordinarie.

In vista del grande passo Unieuro ha rivisto anche lo statuto sociale (21 articoli), adeguandolo alle disposizioni applicabili alle società quotate. Il nuovo cda è composta da tre membri: l’ad Giancarlo Nicosanti Monterastelli, subentrato anche al presidente-fondatore della catena Giuseppe Silvestrini, e i consiglieri Gianpiero Lenza e Robert Frank Agostinelli.
Oggi Unieuro è interamente controllata da Italian electronics holding i cui principali soci sono la lussemburghese International retail holding (che fa capo a Rhône Capital) con il 70,49%, l’inglese Dixons european investments con il 14,96%, la famiglia Sivestrini con il 9,88%, Nicosanti con l’1,43%, Andrea Scozzoli con l’1,25%. Tutte le quote (ad eccezione di Dixons) sono tutte in pegno a un pool bancario (Banca Imi, UniCredit, Mps, Iccrea, Banca interprovinciale e Popolare Alto Adige) a garanzia dei prestiti.

In che tempi si realizzerà la quotazione e quale quota verrà collocata? «Lo sapremo solo tra qualche settimana – risponde Nicosanti -. Però la direzione è quella».

Il lungo investimento di Rhône Capital ha consentito di conquistare una solida maggioranza, ma è almeno un anno e mezzo che alcune indiscrezioni parlavano di negoziati in corso finalizzati alla cessione: sono stati tirati in ballo i francesi di Ardian, gli americani di Searchlight e i cinesi di Suning (grande retailer specializzato asiatico). Ma con un nulla di fatto: probabilmente perchè «non si è ancora trovata la giusta valutazione di Unieuro» aveva riferito, lo scorso giugno, il presidente Silvestrini a Il Sole 24 Ore.

Unieuro è nata 80 anni fa da un negozio di elettrodomestici a Brisighella, avviato dal padre di Silvestrini fino a diventare, con un’impegnativa crescita anche per acquisizioni, una delle principali catene specializzate italiane e tra le più performanti con 183 punti vendita diretti (3 nuovi aperti a Milano, Roma e Torino) e oltre 290 affiliati (una quindicina di nuovi ma con alcune chiusure). Nell’anno fiscale 2015-16 (chiuso a febbraio) Unieuro ha fatturato 1,6 miliardi (+17%) con un Ebitda di 66 milioni. «In questo esercizio fiscale – sottolinea Nicosanti – dovremmo rispettare il budget: nel bimestre novembre-dicembre le vendite sono state migliori dell’anno prima mentre a dicembre sono risultate in linea. I ricavi dell’esercizio saranno quindi superiori all’anno precedente, con un Ebitda intorno ai 70 milioni».

Nell’arena italiana, Unieuro si ritaglia una quota di mercato tra il 9 e il 10%, davanti a Trony che fattura 1,2 miliardi ma dietro a Mediamarket con 2,35 miliardi, a Expert ed Euronics.

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