Portovesme, tre ipotesi per risolvere il nodo degli smaltimenti
Tre ipotesi per evitare la fermata della Portovesme srl (controllata dalla Glencore), il sito metallurgico del Sulcis Iglesiente che produce piombo e zinco. E che ora deve fare i conti con la discarica in uso in via di esaurimento e i tempi dilatati relativi al progetto per la costruzione di un nuovo sito di smaltimento. A illustrare le tre linee attualmente al vaglio degli uffici regionali e rimarcando «tutto l’impegno a chiudere la procedura in tempi rapidi, vista la rilevanza della partita» è stata l’assessore regionale all’Ambiente, Donatella Spano, sentita in audizione dalla commissione Attività produttive del Consiglio regionale.
In attesa che si concluda la pratica sul progetto per la nuova discarica e possano partire quindi le opere, resta da risolvere l’emergenza. Ossia, la discarica in uso è in via di esaurimento (il potenziale di stoccaggio è, secondo gli addetti ai lavori, di circa 3 mesi) e si cercano soluzioni tampone per garantire la continuità lavorativa dello smelter che viaggia a ciclo continuo. Una via provvisoria che contempla, come riferito dall’esponente dell’Esecutivo regionale, tre soluzioni: conferimento in discariche alternative private, utilizzo della parte finale dell’attuale discarica in uso con un ulteriore abbancamento di 25 mila tonnellate di residui o stoccaggio provvisorio nelle “vasche” presenti all’interno dello stabilimento.
«Con queste soluzioni si risolve un’emergenza – spiega Salvatore Cappai, della Filctem regionale – ma è necessario che l’iter sul progetto principale rispetti i tempi previsti; un’iniziativa come questa e un impianto come questo non possono permettersi ulteriori rallentamenti e fermate». L’azienda proprietaria dell’impianto metallurgico sardo, privatizzato 18 anni fa dalla Glencore, ha un fatturato di mezzo miliardo di euro l’anno e produce piombo, zinco (coprendo il 50% del fabbisogno nazionale), rame, acido solforico, rame, argento e oro e può contare sull’apporto di 673 dipendenti diretti, 520 delle imprese d’appalto e 200 dell’indotto.
Per il futuro sono previsti investimenti per ulteriori 70 milioni di euro (nell’importo complessivo è compreso anche l’investimento per la nuova discarica). «Per i prossimi giorni, come organizzazioni sindacali, abbiamo chiesto un incontro con il ministro dell’Ambiente – conclude Cappai – proprio per discutere di questo argomento. È sacrosanto che le regole e le norme vengano rispettate e tutto va fatto sempre secondo la legge. La stessa regola vale anche per i tempi delle procedure. Qui non possiamo permetterci di perdere altro tempo».
© Riproduzione riservata