Per Lecce la sfida della crescita si gioca sulle infrastrutture
La scelta delle sede, l’università, per rimarcare anche fisicamente l’importanza della formazione e del legame tra industria e ricerca. E poi il concerto della Giovane Orchestra ionica, in apertura dell’assemblea per i 90 anni di Confindustria Lecce, a riprova del ruolo delle nuove generazioni come risorsa per il futuro.
Conoscenza, competenza e sviluppo: sono tre capitoli importanti per il rilancio dell’economia leccese. Ma non bastano: è molto più ampio il raggio delle azioni che secondo Giancarlo Negro, presidente degli industriali di Lecce, è necessario per crescere. Le infrastrutture, innanzitutto. Fondamentali per rafforzare, ha spiegato, quella parte del tessuto economico che è ancora debole e deve aumentare la propria dimensione, convivendo con chi invece, è riuscito ad andare avanti anche in questa fase. Nella convinzione che lo sviluppo delle imprese può rispondere al disagio sociale e alla disoccupazione giovanile.
«La questione industriale deve diventare questione nazionale. E il Mezzogiorno è all’interno della questione nazionale: deve diventare un laboratorio di attrazione di investimenti del paese», ha rilanciato dal palco il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sottolineando che Lecce e la Puglia possono fare da traino in una logica di sviluppo del Sud e dell’Italia. «Il Sud deve passare dal resistere al reagire, non è periferia, ma è al centro, dell’Italia e dell’Europa», ha continuato Boccia. Una dimensione geopolitica che diventa geoeconomica: «Ai protezionismi degli altri si reagisce creando ponti, e quindi infrastrutture», ha aggiunto il presidente di Confindustria. «Una criticità locale – ha aggiunto – che è una criticità nazionale».
È l’export a dare una spinta alla crescita del territorio, ha detto Negro, a riprova dei dati sul record nazionale di esportazioni nel 2016. «Dobbiamo fare ancora di più – ha sottolineato Boccia commentandoli – non dobbiamo restare schiacciati tra i nazionalismi e protezionismi degli altri. Dobbiamo dare una grande risposta, sul lato nazionale, con la competitività delle nostre imprese, dall’altra serve un atto di dignità della politica economica europea, alla quale contribuiremo a breve con nostre proposte».
È la crescita la sfida, «precondizione per combattere disuguaglianze e povertà. E il paese ha biogno di dibattere non solo di riforma elettorale o elezioni, ma ha bisogno di un’attenzione sui fondamentali: l’economia del paese è una dimensione rilevante della questione politica, nell’interesse dell’Italia», ha sottolineato Boccia, che ha rilanciato un progetto per l’inclusione dei giovani, sia a livello nazionale che locale.
“Sud questione nazionale, sia un laboratorio di attrazione di investimenti”
Vincenzo Boccia, presidente Confindustria Nazionale
Dare fiducia e speranza alle nuove generazioni è stato uno dei fili rossi che ha legato gli interventi dell’assemblea. Michele Emiliano, governatore della Puglia, ha detto dal palco di aver finanziato totalmente le borse di studio ed ha parlato di un grande patto che consenta a chi ha un buon voto di accedere a imprese private e Pa.
Per cogliere in pieno i segnali positivi che arrivano dall’economia, i fondi strutturali europei sono un’occasione da cogliere in modo efficace. E se Emiliano ha detto di essere ancora in attesa della disponibilità dei fondi del Patto per la Puglia, il ministro per il Mezzogiorno e la coesione territoriale, Claudio De Vincenti, ha risposto dicendo che i soldi sono disponibili e che vanno usati «presto e bene». I fondi strutturali anche per il presidente di Confindustria Puglia, Domenico Favuzzi, sono fondamentale per evitare la desertificazione non solo delle imprese, quanto dei giovani.
Accanto al manifatturiero, il turismo: è cresciuto, ammette Negro, ma ha ancora altissime potenzialità. E qui si torna a infrastrutture e trasporti: bisogna, ha detto, aumentare i collegamenti aerei, in Italia e a livello internazionale, avere linee ferroviarie moderne, porti turistici adeguati.
È una delle priorità, insieme ai programmi di investimento nazionali e regionali destinati al territorio. Confindustria Lecce, ha detto Negro, si pone come «agente dello sviluppo», in un dialogo con le istituzioni e con la Pa «che deve essere più efficace», dal momento che «il peso della burocrazia è insopportabile per le imprese». Così come lo è la pressione fiscale. Tra i progetti messi in cantiere, puntare sul Distretto turistico del Salento, quello dell’innovazione, del made in Italy. E poi il rapporto con gli istituti di credito, per favorire alle imprese leccesi accesso a strumenti diversificati, dai fondi di private equity al programma Elite.
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