Oleodotti, in Italia è allarme per i furti di carburante

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By Federdat Febbraio 23, 2017 09:25

Oleodotti, in Italia è allarme per i furti di carburante

L’anno scorso in Italia sono state tentate 136 forzature degli oleodotti. Di notte i ladri scavano in mezzo alla campagna, mettono a nudo la conduttura, la forano e vi avvitano un rubinetto dal quale prelevare a proprio agio. In qualche caso si fanno la loro tubazione privata: un oleodotto abusivo, diramazione di una tubatura dell’Eni, è stato scoperto l’altra settimana a Fiorenzuola nel Piacentino. La tubatura arrivava a un capannone industriale attrezzato a raffineria clandestina.

Il mercato nero
Si stima che sia clandestino circa un quinto del mercato dei carburanti, cioè nell’ordine di grandezza fra 1 e 3 miliardi di euro sui circa 13-14 miliardi di “bolletta petrolifera” complessiva. Nel 2015 sono state calcolate 161mila tonnellate di “prodotti energetici consumati in frode”. Diversi allarmi sono stati lanciati dall’Unione petrolifera (le compagnie) e dall’Assopetroli (i grossisti) per la concorrenza sleale dei benzinai che — rifornendosi da ladri e truffatori — riescono a fare prezzi un po’ più bassi del mercato, si assicurano margini sontuosi e distruggono i concorrenti onesti.

ATTACCHI AGLI OLEODOTTI
Numero di attacchi senza furto di prodotto, con furto di prodotto e totale (Fonte: Unione petrolifera)

Aria contaminata
Le fonti di approvvigionamento sono i furti ma anche le importazioni clandestine che arrivano dall’Europa dell’Est o dai califfati islamici. Come scoperto il mese scorso dalla Finanza di Venezia, arrivano treni e autobotti pieni di prodottaccio classificato come olio lubrificante; qualche ritocco alle carte e i serbatoi di auto e camion si riempiono di carburanti che distruggono i motori e intossicano i polmoni. L’esame olfattivo dell’aria delle città da molti mesi conferma queste importazioni di combustibili di qualità pessima. In altri casi, i prodotti vanno ad arricchire le bande di decapitatori e arrivano in petroliera: un giro di carte in mezzo al Mediterraneo o nell’area maltese e almeno 5mila tonnellate di petrolio cambiano faccia, provenienza e valore.

Nel 2015 boom di furti
Fino a qualche anno fa, il furto dagli oleodotti era una pratica da Africa Nera, sconosciuta in Italia. Poi di colpo il fenomeno è esploso nel 2015 con 165 attacchi alle tubazioni, quasi tutti riusciti. Le linee più colpite dai ladri sono quelle che uniscono la raffineria di Livorno con i depositi di Calenzano e le condutture in Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia che collegano la modernissima e grande raffineria pavese di Sannazzaro de’ Burgondi, impianto il quale quest’anno ha subito diversi gravi incidenti. Non passa settimana che queste linee vengano colpite in qualche punto.

In Italia ci sono 2.690 chilometri di oleodotti, soprattutto in Lazio, Toscana, Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto, di cui 857 portano greggio ma 1.833 chilometri sono pieni di carburanti finiti, come benzina, gasolio o cherosene per aerei.

Fenomeno in calo
Rispetto al 2015, nel 2016 il numero di attacchi è sceso di circa il 20% e soprattutto più della metà vengono sventati per tempo. Se nel 2015 nel 94% dei casi il colpo dei soliti ignoti riusciva, ora le contromisure fanno scoprire in tempo e a bloccare il 62% dei tentativi.

Le compagnie hanno avviato controlli diretti con ispezioni, hanno istallato dispositivi che misurano in ogni istante la pressione nei tubi e hanno blindato gli impianti all’aperto.

Nel mirino il gasolio
I prodotti più sottratti sono il gasolio e il cherosene per aerei (come sull’oleodotto Civitavecchia Fiumicino), meno infiammabili, ma nel 10% dei casi si verificano tentati furti che presentano ugualmente rischi per la pubblica incolumità.

Di notte in mezzo alla campagna i ladri scavano fino alla condotta, vi innestano una deviazione e riempiono fusti e taniche fino a 3mila litri. Se non viene scoperta l’effrazione, i ladri tornano nelle notti successive.

I banditi dell’oleodotto sono anche devastatori dell’ambiente: fatto il buco e rubato il carburante, spesso lasciano sgorgare in mezzo alla campagna il prodotto petrolifero, con gravissime contaminazioni.

Le sanzioni allo studio
Il Senato sta ragionando se inserire anche gli oleodotti nell’esame del Ddl che inasprisce le pene per i ladri di rame e di altri materiali delle «infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici».

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