Novembre boom per l’export

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By Federdat Gennaio 17, 2017 11:22 Updated

Novembre boom per l’export

Grazie ad un recupero corale, che coinvolge paesi extra-Ue ma anche l’intera Europa, l’export italiano scatta a novembre del 5,7% su base annua, realizzando il miglior dato dallo scorso agosto. Un progresso robusto, del 2,2% anche nel dato mensile destagionalizzato, che migliora il bilancio del 2016, finora non particolarmente brillante: nei primi 11 mesi la crescita è dello 0,7%, dell’1,5% escludendo dal calcolo l’energia.

Alla buona performance extra-Ue (in particolare per Stati Uniti e Cina), si aggiunge una ripresa complessiva degli acquisti in Europa, a partire dalla Germania, primo mercato di sbocco per il made in Italy.

Berlino cresce del 7% (beni in particolare le auto, in progresso del 17,6%, vendite forse non particolarmente gradite ai costruttori locali) ma l’aumento riguarda tra gli altri anche anche Francia, Spagna, Austria e Polonia. Il progresso europeo, +5,7%, è esattamente in linea con la media, anche in questo caso ben superiore nel mese rispetto al bilancio 2016.

Per le aziende italiane l’incasso cresce nel mese di due miliardi di euro, per 300 milioni grazie alla Germania, per quasi 450 grazie agli Stati Uniti.

Anche in termini settoriali sono poche le eccezioni negative, tra cui macchinari e mobili. Molto bene invece alimentari (+9,5%), chimica e farmaceutica, abbigliamento e metalli.

Le auto crescono del 13,7% (progresso quasi triplo rispetto alla media 2016) e una spinta aggiuntiva arriva dagli altri mezzi di trasporto, commesse una tantum (in particolare verso gli Usa) che lievitano del 18,4%.

In crescita a novembre anche le importazioni (+7% al netto dell’energia) con un recupero a doppia cifra per i beni strumentali, segno probabile di una ripresa del ciclo degli investimenti, come segnalato anche dal progresso dei volumi dei prestiti a medio termine.

Da gennaio a novembre il saldo commerciale è positivo per 45,8 miliardi, quasi 10 in più rispetto al 2015, in particolare grazie ai minori costi legati all’importazione di energia.

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