L’Italia farà più sistema all’estero
Insieme, imprese e istituzioni, per essere più forti sui mercati esteri. Una strada che l’Italia ha imboccato e che dovrà essere rafforzata, specie in questa fase in cui riemergono politiche neoprotezionistiche che si aggiungono a Brexit. «Il supporto della politica e delle istituzioni è fondamentale. Ci auguriamo che il rapporto di collaborazione con le imprese sia un patrimonio acquisito: grazie alla diplomazia bisogna allargare il mercato per le imprese italiane», ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, aprendo il convegno sull’impatto economico del sostegno della Farnesina alle imprese italiane.
Il centro studi Prometeia l’ha calcolato per il 2015, prendendo in esame più di 300 aziende: 1,1 punti di pil sul territorio italiano per un valore aggiunto di 16,4 miliardi, un gettito fiscale di 6,7 miliardi e 234mila posti di lavoro.
Ripartizione dei progetti per tipologia. Valori in miliardi di euro (Fonte: Prometeia)
«Siamo una rete di sostenitori dell’industria italiana: usateli di più i nostri diplomatici, abbiamo le porte aperte, segnalate se qualcosa non va: andare all’estero è importante ed è uno sforzo che dobbiamo fare tutti insieme», sono state le parole del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, rivolto agli imprenditori presenti in Confindustria.
Sono molte le questioni aperte: il Made in, la concessione dello stato di economia di mercato alla Cina, le sanzioni alla Russia, il neoprotezionismo degli Stati Uniti.L’Europa «rischia di determinare fasi recessive che possiamo respingere solo un chiave europea. Se pensiamo di rispondere al protezionismo Usa con i nazionalismi abbiamo già preso la partita prima di entrare in campo. Abbiamo un contesto di politiche protezionistiche ed è il momento che la Ue si dia una svegliata dal punto di vista della politica ecnomica», ha detto il presidente di Confindustria, aggiungendo che l’export è «essenziale» per la crescita e che «bisogna lavorare ad una grande stagione di inlcusione dei giovani nel mondo del lavoro».
Alfano ha annunciato che metterà in piedi una task force per promuovere Milano nel post Brexit: «ha tutti i numeri per attrarre investimenti». E la Farnesina farà di più per affermare la reciprocità nei rapporti tra Italia e altri paesi: «segnalateci i casi di asimmetria, è inaccettabile che alcuni pretendano di venire nel nostro mercato a scorrazzare e poi le nostre imprese trovano vincoli politici, giuridici e burocratici».
Ricavi delle imprese italiane per paese. Dati in miliardi di euro (Fonte: Prometeia)
Il rapporto di Prometeia, come ha annunciato Vincenzo De Luca (Mae), si farà ogni due anni. «Lo faremo insieme, continueremo con la cabina di regia che sta funzionando. Siamo all’inizio di un percorso lungo che sta dando frutti: sono convinta che con questo sistema potremo cambiare le cose», ha confermato Licia Mattioli, vice presidente per l’internazionalizzazione di Confindustria, che sull’asimmetria ha citato il caso personale di imprenditrice nel settore dei gioielli «gli Usa entrano con il 2,5% noi da loro per il 6%. Il dazio ci porta fuori mercato per il 20 per cento. È un tema che va affrontato a livello Ue».
Sono le piccole e medie imprese che hanno più bisogno della rete diplomatica e sono soprattutto loro che hanno presentato il 61% dei 756 progetti sostenuti dalla Farnesina nel biennio 2014-2015 (hanno generato in totale 52 miliardi di ricavi per le imprese italiane). Tra le aziende coinvolte la maggior parte, 86, sono del settore metalmeccanico; 66 dei servizi; costruzioni 50; l’elettronica è ultima con 6. La maggior parte del sostegno, come hanno spiegato Angelo Tantazzi e Alessandra Lanza, presidente e partner di Prometeia, viene chiesto in paesi difficili: al primo posto il Nord Africa, con 14,8 miliardi di fatturato generato. Ultimo il Nord America, con 1,5 miliardi.
«Bisogna aumentare le aziende che esportano, sono solo il 5 per cento», ha sottolineato la Mattioli, mentre il ministro ha annunciato un road show nei distretti. Ieri, nel dibattito, è emersa anche l’importanza della filiera come formula per andare all’estero: non c’è solo il ruolo della grande azienda che traina, ha detto Francesco De Bettin, Dba group, che anche da piccolo imprenditore dei servizi, grazie alla rete diplomatica, è stato un «generatore di filiera» in settori come l’esazione dei pedaggi all’estero. Cesare Trevisani, vice presidente dell’omonimo gruppo (grande engineering e oil&gas) si è soffermato in particolare sulla necessità di regole internazionali uguali per tutti, citando l’atteggiamento neo colonialista della Cina. Mentre Vito Pertosa, presidente della Mermec, azienda all’avanguardia per l’innovazione tecnologica, ha sollecitato che «i soldi italiani vadano a imprese italiane».
Ripartizione delle aziende per settore e dimensione. (Fonte: Prometeia)
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