La sfida di migliorare le filiere sul territorio

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By Federdat Novembre 17, 2016 09:11

La sfida di migliorare le filiere sul territorio

Bene. È sicuramente un bene per il Piemonte e per l’economia del territorio la quinta edizione di Observer e i dati che contiene. Multinazionali estere primo datore privato di lavoro, più della metà nel manifatturiero, in crescita del 37% sul 2014 (da quest’anno viene compresa giustamente anche la Gdo). È segnale di freschezza, di capacità attrattiva, di un know-how che esiste ed è di qualità. Sennò gli stranieri non verrebbero.

Bene anche che, con opportuna prudenza subalpina, venga sottolineato che questo è un punto di partenza e non di arrivo. Un buon segnale, insomma – a dispetto dei corvacci e dell’insopportabile understatement ancora molto radicati in terra piemontese – che impongono di vedere nero e con pessimismo qualsiasi sviluppo futuro: “non ci sono più gli Agnelli e la Fiat”, “il turismo va bene sì però”, e poi – sono conversazioni ascoltate pochi giorni fa – “a Torino sventolano le cinque stelle sul pennone di Palazzo civico”. Si vedrà. Bisogna essere positivi, ma molto realisti e concreti.

Bene, pertanto, che la Piemonte agency sottolinei il valore di pungolo della ricerca. C’è ancora un legame debole con il sistema delle imprese locali: le multinazionali vanno ancora troppo spesso ad approvviggionarsi all’estero. Bisogna avviare un cammino di autoconsapevolezza all’interno di molte aziende delle filiere. Lo diciamo? Sovente non conoscono le proprie potenzialità, i punti di forza e di debolezza della rete vendita, la percentuale con cui le offerte vanno a segno (e con quali motivazioni); la comunicazione viene organizzata un po’ «alla viva il parroco», non è integrata e funzionale agli obiettivi e, soprattutto, non è “digital first”, non è glocal. Insomma, dopo una lunghissima crisi come questa – i cui effetti nefasti ancora non sono conclusi – serve effettivamente una sterzata competitiva. Non è un vezzo parlare di “industria 4.0”, di “gioco di squadra”. I dati, talvolta, sono una sferzata benefica per imprenditori e associazioni di categoria.

Bene, dunque, sapere chi si vuole essere. Bene, a maggior ragione, sapere chi si è stati. Proprio sabato, a Biella – nel cuore di un distretto che più di ogni altro ha sofferto ed è in cerca di riscatto – i vincitori della 15^ edizione del Premio Biella Letteratura Industria 2016 (tra cui il collega del Sole 24 Ore Paolo Bricco con “L’Olivetti dell’ingegnere” e il francese Gaël Giraud con “Transizione ecologica. La finanza a servizio della nuova frontiera dell’economia”) dialogheranno con pubblico ed esperti su questi temi. Soltanto insieme, memoria storica, cultura d’impresa, innovazione e capacità di internazionalizzazione possono essere le migliori chiavi per riaccendere i motori.

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