La cannabis fa bene all’ambiente della Sardegna

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By Federdat Febbraio 15, 2017 16:21 Updated

La cannabis fa bene all’ambiente della Sardegna

La cannabis sativa per bonificare le aree inquinate dai metalli della Sardegna. Un esperimento che la Regione attraverso le sue agenzie per l’agricoltura inizia ora a portare avanti. Il via libera all’iniziativa, che viaggia grazie a un finanziamento regionale di 450mila euro per tre anni, arriva dalla finanziaria regionale del 2015 e ha come obiettivo quello di intervenire su un’area di 445mila ettari. Lo scopo è la coltivazione della cannabis sativa quella a basso contenuto di Thc, sotto lo 0,6% (non assimilabile a quella indica, proibita per legge perché ritenuta droga leggera).

Un prodotto particolarmente ricercato e caratterizzato da un impiego che spazia dalla bioedilizia alla macinazione dei semi per la produzione delle farine, dalla spremitura per l’olio, sino alla produzione di carburanti naturali o i filati per le tessiture.

«Il progetto è abbastanza articolato – spiega Gianluca Carboni, agronomo responsabile scientifico progetto dell’Agris, l’agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura – ed è ancora in fase di sviluppo. Di certo la coltivazione della cannabis sativa può essere vista come un’opportunità».

Punto di partenza le aree con terre inquinate. «La direttiva della Regione è stata quella di partire da questi territori – spiega – e proporre quindi il progetto agli agricoltori ai quali spetterà la sperimentazione mentre sarà in carico a noi il supporto scientifico e le sementi certificate».

Previsti anche degli indennizzi: dai 500 euro a ettaro per un campo non inquinato ai 1.500 euro a ettaro per aree da risanare. Il sistema per la purificazione dei terreni è quella della “fitodepurazione”. In pratica le piante dovrebbero assorbire i metalli presenti nel terreno. Resta ancora da chiarire l’utilizzo delle colture che saranno costantemente monitorate e che dovrebbero assorbire metalli. Cruciali saranno i tre anni successivi alla semina, perché serviranno per conoscere la quantità di materiale assorbito dal terreno. «Questa è una fase da studiare ancora – chiarisce l’agronomo – così come deve essere valutata e progettata la filiera». Punto di partenza le aree del Sulcis Iglesiente Guspinese e quelle di Porto Torres.
Proprio per questo motivo da lunedì sono iniziati gli incontri pubblici alla ricerca di coltivatori o proprietari terrieri disposti a partecipare il progetto.

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