In calo i mancati pagamenti tra imprese
Migliora il clima nei pagamenti tra le imprese. Una conferma arriva dalla riduzione dei tempi medi per l’incasso, che nel 2016 si sono attestati a 86 giorni rispetto agli 88 dell’anno precedente e ai quasi 120 del 2014, nel pieno della tempesta scatenata dal credit crunch. Tempi più brevi, ma rimane il forte gap rispetto agli altri Paesi Ue. Lo scorso anno è calato di un quarto anche lo stock dei debiti scaduti, mentre gli indicatori sui casi di mancato pagamento segnano un -6% nella frequenza e un -13% nell’importo medio: il valore, ora, è pari a circa 14mila euro, oltre un terzo in meno rispetto ai 22.600 del 2013 e in avvicinamento ai 13.300 euro dell’era pre-crisi.
Se la situazione del mercato interno migliora leggermente anche grazie al ciclo deflattivo e all’attenuarsi del credit crunch, le imprese che esportano non devono ancora abbassare la guardia, perché il dato dell’importo medio non saldato oltre confine è cresciuto dell’8%, arrivando a quota 23mila euro.
È quanto emerge dall’ottava edizione del report «Mancati pagamenti delle imprese italiane», realizzato da Euler Hermes, società di assicurazione del credito che quest’anno celebra i cento anni dalla fondazione, analizzando le oltre 450mila posizioni presenti nella propria banca dati. Il report verrà presentato mercoledì 1° marzo a Milano.
Variazioni percentuali sul 2015. Severità (importi medi non liquidati). Frequenza: (numero dei mancati pagamenti). (Fonte: Euler Hermes)
«Lo stato di salute delle imprese italiane nel 2016 sembra orientato a un sereno moderato, con qualche distinguo – commenta Luca Burrafato, al vertice dell’area Paesi mediterranei, Medio Oriente e Africa -. I ricavi continuano a soffrire a causa della fragile domanda interna, ma dai settori interessati dal calo delle materie prime arrivano segnali più concreti di ripresa». Tra gli altri comparti meglio intonati nel 2016 ci sono cartario, agroalimentare, siderurgia, chimica e sistema casa.
A livello territoriale sono Lazio e Puglia le regioni in cui gli indicatori hanno segnato un peggioramento. Sul gradino più alto del podio sale la Valle d’Aosta, che prosegue quel percorso virtuoso iniziato nel 2015 grazie al miglioramento dei settori agroalimentare ed edilizio. Crediti deteriorati e mancati pagamenti in calo anche in Piemonte, mentre in Friuli Venezia Giulia si registra il raddoppio dell’importo medio non liquidato.
Tra i comparti in sofferenza un po’ ovunque c’è il commercio al dettaglio, soprattutto nel Centro-Sud. Non riescono a migliorare il flusso dei pagamenti anche il tessile, in affanno a causa dell’invasione dei prodotti low cost, l’automotive, dove si registrano alcuni incagli nei ricambi e nella componentistica, mentre il settore dei trasporti sembra non riuscire ancora a vedere la luce in fondo al tunnel. In particolare, nel trasporto su gomma le imprese italiane vengono messe nell’angolo dal dumping dei concorrenti esteri, in particolare dell’Est Europa.
«Nel 2017 si vedranno i segnali della lenta ripresa iniziata l’anno scorso – spiega Massimo Reale, direttore rischi Euler Hermes Italia -. Prevedo una ripresa dell’export soprattutto verso i mercati dell’Europa continentale». Le insolvenze sono attese in leggero calo (-5%) e secondo le analisi Euler Hermes, nel 2016 c’è stato un aumento dei mancati pagamenti da partner storici come Francia e Germania, ma anche da Turchia ed Emirati Arabi. Sul fronte dell’export i settori che hanno sofferto di più sono tessile-abbigliamento, edilizia ed elettronica.
«Ora i mercati dell’area del Golfo hanno ripreso il ciclo espansivo e segnali positivi arrivano dagli Usa – commenta Marco Nocivelli, vice presidente di Anima (meccanica varia) con delega per i rapporti economici -. Rispetto a un paio d’anni fa è migliorata la domanda dall’Est Europa e dalla Russia, mercati in cui ci si deve però muovere con cautela. Sul mercato interno, invece, l’incasso arriva in media dopo 70-80 giorni, ma in alcuni casi si può arrivare a tre-quattro mesi. Inoltre notiamo che è in calo il rischio del mancato pagamento».
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