In Calabria il mestiere di pastore piace a donne e giovani

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By Federdat Dicembre 21, 2016 18:20 Updated

In Calabria il mestiere di pastore piace a donne e giovani

Rossella Aquilanti scala le pareti scoscese dell’Aspromonte ogni giorno. Non è un’arrampicata sportiva la sua. Rossella, che vive ad Africo, è una pastora: accompagna al pascolo il suo gregge di capre inoltrandosi nei terreni impervi del Parco nazionale calabrese. Al rientro le richiama con un canto.
È il volto nuovo di un mestiere arcaico, ereditato da greci e bizantini. Che la modernità sta cambiando. Da qualche mese 55 pastori dell’Area grecanica, una zona in provincia di Reggio Calabria in cui gli anziani parlano ancora il greco, sono stati riuniti in consorzio e formati per la produzione e la commercializzazione dei loro formaggi. Un quinto sono donne, molti i giovani sotto i 30 anni. Hanno seguito corsi tenuti da veterinari ed esperti di sicurezza alimentare, sono stati dotati di un caseificio attrezzato a Staiti e fra qualche mese si lanceranno sul mercato con il marchio Caprini d’Aspromonte.

Le capre dell’Aspromonte

È il progetto Via Lattea, finanziato finora con 100mila euro, ma che richiede per i prossimi step una dotazione finanziaria più consistente. L’iniziativa innova tutta la filiera e trova nelle donne le sperimentatrici più appassionate. Un mondo che la paesaggista e filmaker Anna Kauber ha raccontato per immagini nel suo progetto Pastore, femminile plurale.
I nuovi “ecopastori” saranno anche un riferimento per i visitatori del parco: collaboreranno alle campagne antincendio e di tutela dell’ambiente. «Questa, fra le tante, è un’innovazione di processo» afferma il presidente dell’Ente Giuseppe Bombino. Il Parco nazionale ha messo in campo nuove strategie per rilanciare un’area che vanta alcuni fra i borghi più belli d’Italia, tradizioni secolari, prodotti tipici d’eccellenza (l’olio, il vino, il bergamotto) e un paesaggio in cui si rincorrono calanchi (Palizzi), cascate (Roghudi), fiumare (quella dell’Amendolea) e una ricca fauna selvatica (lupi, caprioli, cinghiali, lepri, volpi, scoiattoli, ghiri). Giuseppe Bombino ha una visione nuova e vuole valorizzare il patrimonio aspromontano collegando la montagna al resto del territorio. Per questo sta lavorando a iniziative che ampliano l’offerta turistica. I visitatori del museo archeologico di Reggio Calabria, dove sono esposti i Bronzi di Riace, ad esempio, troveranno collegamenti con l’area interna della Calabria Greca per raggiungere la miriade di piccoli musei etnografici che testimoniano la storia della civiltà contadina, a Bova, come a Gallicianò, Pentedattilo, Bagaladi. Il Parco lo scorso anno ha sostenuto la loro riqualificazione con circa 140mila euro. Trentacinque guide qualificate accompagneranno i turisti in tour naturalistici.
Un’esperienza che vale il viaggio. Il Gal Area Grecanica progetta una programmazione integrata del territorio: organizza festival e iniziative culturali di respiro internazionale (Paleariza, festival della musica popolare che porta il marchio del Ministero del Turismo “Patrimonio d’Italia”, Pentedattilo film festival, cui partecipano cortometraggi da tutto il mondo). E incentiva la costituzione di cooperative rivolte al mondo agricolo e sociale. Condizione essenziale, lavorare nella trasparenza e nella totale legalità. Terre Grecaniche, a Capo Spartivento, promontorio nel comune di Palizzi, è una cantina che valorizza i vitigni autoctoni Nerello Mascalese, Calabrese e Alicante: imbottiglia Igt ed esporta in Europa.

Anche l’isola ellenofona, la Bovesìa (Bagaladi, Bova,Bova Marina, Brancaleone, Condofuri, Melito Porto Salvo, Palizzi, Roccaforte Del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Staiti), ritrova la sua lingua. E diventa un centro internazionale di studio del dialetto greco calabrese, un indioma che affonda le proprie radici nel greco antico. È merito di Maia Olimpia Squillaci, originaria di Bova, linguista ricercatrice a Cambridge, che organizza summer school e corsi per i giovani del posto: «Mi rivolgo a loro perché stanno abbandonando l’uso di un dialetto che rappresenta la nostra identità – spiega la ricercatrice che è nativa parlante di greco calabrese – e dobbiamo impedirlo». Studiosi e filologi di tutta Europa accorrono: le prossime lezioni sono previste in gennaio.

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