In Basilicata il gettito delle royalties a picco
Bisogna tornare a 10 anni fa per trovare un gettito così basso di royalties versate dalle compagnie petrolifere nelle casse di Stato, Regioni e Comuni. In tutto 222,8 milioni di euro versati nel 2016 destinati a crollare ancora nel 2017, quando si prevede scenderanno a meno di 130 milioni di euro. Un trend in discesa che segue l’andamento della produzione di idrocarburi nazionale, il crollo del prezzo del greggio, il graduale esaurimento dei giacimenti, non compensati in Italia da nuove attività di esplorazione e produzione.
Così, se il 2016 sarà ricordato come l’anno nero in Italia con il crollo della produzione nazionale di greggio del 31,3%, il 2017 sarà drammatico per gli effetti economici che produrrà. Ripercussioni che si vedranno a giugno prossimo, quando i grandi player cominceranno a versare le royalties relative alla produzioni su terraferma e mare, calcolate sui prezzi medi del mercato del petrolio e del gas, ma per le quali già oggi è possibile fare una previsione e una lettura dei dati.
A incidere sui mancati introiti, certamente lo stop produttivo per quasi 5 mesi del giacimento lucano della Val d’Agri in seguito all’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza che ha portato al sequestro, il 31 marzo scorso, del Centro Olio di Viggiano, ma anche le basse quotazioni del brent e del gas, il calo in Adriatico e nelle aree storiche di produzione su terraferma dall’Emilia Romagna al Piemonte alla Sicilia .
Dal 2008 fino al 2016, le compagnie petrolifere hanno versato complessivamente oltre 2,6 miliardi di euro ripartiti tra Stato, Regioni e Comuni, ma sono i territori ad aver beneficiato della quota maggiore: alle Regioni sono andati oltre 1,7 miliardi di euro (comprensivi del Fondo riduzione prezzo carburanti e del Fondo sviluppo economico e social card) cui si sono aggiunti 197 milioni ai Comuni. Allo Stato, che ha rinunciato alla sua quota di royalties a beneficio delle regioni del Mezzogiorno, sono andati 687 milioni (compresa l’Aliquota ambiente e sicurezza ripartita negli ultimi anni tra i Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente).
Dati in milioni di euro
A fare la parte del leone, nel decennio, è stata la Basilicata che ha ricevuto come royalties versate direttamente alla Regione (esclusi i Fondi) 1 miliardo del totale attribuito a tutte le regioni estrattive che è pari a 1,3 miliardi di euro. Seguita da Emilia Romagna (76,6 milioni), Calabria (63,5 milioni), Puglia (34 milioni), Piemonte (22 milioni) e Molise (10 milioni). Un bel tesoretto per la Basilicata (e in percentuale minore quello delle altre regioni) che aumenta ancora se si aggiungono gli oltre 350 milioni destinati ad alimentare prima il cosiddetto bonus idrocarburi e dal 2014 misure di sviluppo economico e social card. Risorse finite anche nel mirino della sezione di controllo della Corte dei Conti di Basilicata che aveva avvertito sul fatto che «si tratta di una risorsa straordinaria, ancorché ripetitiva, condizionata dal prezzo del greggio, ma anche dall’interesse delle compagnie petrolifere a continuare l’investimento».
Variabili economiche imprevedibili e mai come negli ultimi 4 anni questo è evidente. Si è passati da quasi 402 milioni di euro versati complessivamente nel 2014 a poco più di 130 milioni previsti nel 2017. È da rilevare la forte riduzione dell’aliquota ambiente e sicurezza da 34 milioni a 14 milioni che si ripercuoterà negativamente sulle misura di salvaguardia ambientale e sicurezza. Il calo sarà drammatico per la Basilicata che già con i fondi percepiti nel 2016 ha avuto difficoltà a chiudere i bilanci. Passerà da 85,6 milioni di euro versati direttamente alla Regione nel 2016 a prevedibili 29, 8 milioni nel 2017. Subirà un tracollo anche per il Fondo destinato ad alimentare misure di sviluppo economico e la social card: da 67,5 milioni di euro a prevedibili 25,1 milioni. E non ne usciranno indenni neppure i 6 Comuni lucani dell’area estrattiva: da circa 15 milioni di euro a circa 5 milioni.
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