Ilva e raffineria Eni spingono i traffici del porto di Taranto
Più 9,3 per cento. È l’incremento che nel 2016 ha messo a segno il traffico merci nel porto di Taranto rispetto al 2015. In cifre assolute, 24,668 milioni di tonnellate movimentate rispetto ai 22,665 del 2015. Indubbiamente un passo avanti dopo un 2015 nero quando, rispetto all’anno precedente, ci fu un crollo del 19% (il 2014, con 27,855 milioni di tonnellate è ancora lontano). E anche se nelle voci del traffico continuano a essere assenti i container – attività praticamente sparita da quando il terminal gestito dalla società Tct ha chiuso i battenti tra fine 2014 e inizio 2015, con la società stessa messa in liquidazione degli azionisti – c’è tuttavia una ripresa degli sbarchi, col 17,4%, cui si contrappone una flessione degli imbarchi, che calano dell’1,8.
E se gli sbarchi sono migliorati, questo vuol dire che i due principali utilizzatori del porto, il siderurgico dell’Ilva e la raffineria dell’Eni, non hanno attraversato una fase negativa. Anzi, il fatto che l’Ilva abbia messo a segno nel 2016 un aumento di produzione del 23% sul 2015, sfiorando i 6 milioni di tonnellate, sta a significare che l’attività produttiva in qualche modo sta riprendendo quota. Infatti le rinfuse solide – che sono appunto i minerali – hanno registrato un aumento del 17,9%, passando dai 10,308 milioni di tonnellate del 2015 ai 12,157 dell’anno scorso. Così per la raffinazione petrolifera con le rinfuse liquide: +22,5%, da 2,329 milioni di tonnellate di due anni fa a 2,852 del 2016. C’è da dire, a tal proposito, che l’anno scorso, per alcuni mesi, la raffineria di Taranto, per mantenere inalterato il passo produttivo nonostante fosse stato sequestato dalla Magistratura di Potenza per questioni ambientali il Centro olii della Val d’Agri, ha dovuto approvvigionarsi di greggio via nave non potendo appunto utilizzare l’oleodotto che collega la Basilicata agli impianti di Taranto. E quindi l’afflusso di materia prima via mare ha inciso positivamente sul traffico delle rinfuse liquide oltrechè sul traffico generale dello scalo. Bene anche gli imbarchi delle merci varie, che passano da 4,217 a 5,025 milioni di tonnellate (+19,2%) e spunta una voce nuova: quella del traffico ro-ro. Che prima non c’era mai stata o era scarsamente presente.
Invece con l’avvio da metà settembre del nuovo servizio ro-ro del gruppo Grimaldi, che unisce il Nord alla Sicilia passando da Taranto, con l’obiettivo di spostare traffico dalle strade al mare, nel 2016 ci sono state 22.700 tonnellate di imbarchi e 1.447 di sbarchi. Infine il movimento delle navi cresce e mette a segno un +3,6%: da 2.198 unità del 2015 alle 2.227 del 2016.
Adesso le priorità del porto di Taranto si chiamano completamento dei lavori di adeguamento del molo polisettoriale – in primavera, salvo slittamenti, dovrebbero essere pronti altri 600 metri di banchina dopo i primi 600 consegnati a fine luglio –, decollo dell’Agenzia per il lavoro portuale – che avrà il compito di ricollocare in nuove attività i 520 ex Tct -, ricerca di un nuovo operatore per il terminal container essendosi non solo chiuso il discorso di Tct ma anche falliti i tentativi sin qui fatti di cercare un nuovo soggetto. Vanno avanti intanto le opere in cantiere e l’ultimo lavoro sbloccato, dopo due anni trascorsi tra contenziosi legali e modifiche progettuali, riguarda i dragaggi dell’area di mare antistante lo stesso molo polisettoriale e la costruzione del primo lotto della cassa di colmata funzionale all’ampliamento del quinto sporgente. Si tratta di un anno di lavori affidati ad Astaldi, 2,3 milioni di metri cubi da dragare, nuova profondità dei fondali a 16,50 metri e una nuova banchina di 430 metri sul margine della cassa di colmata.
© Riproduzione riservata