Gip cede i terminal container ai fondi Infracapital e Infravia
Il Terminal container Sech del porto di Genova e il Terminal Darsena Toscana (Tdt) di Livorno passano di mano.
Gip (Gruppo investimenti portuali) la società delle famiglie Negri, Schenone, Magillo e Cerruti – che controllava il 60% del terminal genovese e l’80% di quello livornese – viene ceduta per il 95% ai fondi Infracapital (Uk) e Infravia (Francia). L’accordo siglato ieri prevede l’uscita dalla società di Lugi Negri, Mario Magillo e Nanni Cerruti, mentre Giulio Schenone manterrà una partecipazione del 5% in Gip e diverrà il nuovo ceo.
Gli azionisti in arrivo sono due investitori di primo piano nel settore delle infrastrutture. Infracapital, divisione di M&G Investments, è il ramo dedicato agli investimenti infrastrutturali della britannica Prudential plc. Quest’ultima è uno dei maggiori gruppi mondiali nel settore life insurance e servizi finanziari, con oltre 49 miliardi di sterline investiti in infrastrutture a livello globale; serve circa 24 milioni di clienti assicurativi e gestisce un portafoglio di 562 miliardi di sterline.
Infracapital per quasi 10 anni ha gestito il principale operatore portuale del Regno Unito: Associated British ports, che raggruppa 21 scali, tra i quali Immingham, il maggior porto Uk per tonnellaggio e Southampton, il secondo più grande terminal container del Regno Unito. Sui porti inglesi Infracapital, dal 2006 al 2014, ha investito 482 milioni di sterline ottenendo una crescita del mol del 5,7% annuo nel periodo. In Italia la società ha già fatto un investimento con il gruppo Condotte.
Infravia, invece, è una società di diritto francese specializzata nelle infrastrutture e associata con Ofi asset management (che gestisce un portafoglio investimenti di 67 miliardi di euro). Orientata sul comparto delle infrastrutture mid-market, Infravia gestisce 1,7 miliardi di euro tramite tre fondi e possiede un portafoglio diversificato a livello paneuropeo con 23 investimenti in nove Paesi.
Sia Infracapital che Infravia, spiegano Ed Clarke, co-fondatore della prima, e Vincent Levita, ceo della seconda, «hanno una strategia di investimento di lungo periodo (almeno 12 anni, ndr) e sono attratti dalla natura strategica dei terminal portuali di Gip, che fungono da principale via d’accesso alle aree industriali e commerciali del Nord e del Centro Italia». Tra l’altro, aggiungono, «i terminal portuali di Gip sono parte integrante di una sofisticata catena del valore della logistica a supporto dell’import/export italiano, con rapporti consolidati con le principali compagnie di shipping mondiali». Sia Clarke che Levita, inoltre, affermano di contare sul supporto dei partner di Gip: Psa (Port of Singapore Authority) ed Msc.
Oltre al controllo del 60% del Sech (il restante 40% è di Psa) e dell’80% del Tdt (il 20% è della Cilp, la compagnia portuale di Livorno), Gip detiene partecipazioni nel terminal Vte di Genova (34,7%, mentre il resto è di Psa), nel Venice container terminal (Vecon) di Venezia (34,7% e anche qui il resto è di Psa) e nel Consorzio Bettolo di Genova, la società in fase di sviluppo che controllerà il terminal Bettolo (in costruzione) ed è partecipata da Msc (65%), Psa (14%) e, appunto, Gip (21 per cento).
«Dopo 24 anni di gestione del terminal Sech – dice Luigi Negri – non vado in pensione. Restano tutte le altre attività». Proseguirà ad operare, infatti, una Gip 2.0, con gli stessi azionisti, che raccoglie le altre attività cui fa riferimento Negri. Ossia la società di logistica Logtainer, la partecipazione nella società con Neri, che gestisce al 50% con la Cilp di Livorno il terminal portuale delle auto e della cellulosa. Inoltre, Negri resta agente marittimo attraverso la Finsea, armatore con i traghetti Blu Navy e imprenditore manifatturiero con l’azienda di abbigliamento Slam.
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