Export: capacità di competere oltre l’exploit inatteso
Parole d’ordine: restare con i piedi per terra. E, anche: vietato parlare di scudetto. Mutuate dal gergo calcistico queste frasi fatte si adattano bene all’exploit con il quale il commercio estero ha cominciato il 2017. Un exploit da un lato non deve indurre a brindare in maniera imprudente a una ritrovata crescita vigorosa dell’economia italiana, ma dall’altro non può essere liquidato come qualcosa di estemporaneo e inatteso.
A mitigare l’euforia concorrono una serie di elementi: innanzitutto, come segnala l’Istat, alcune commesse straordinarie e il confronto – a livello tendenziale – con un gennaio 2016 particolarmente debole, poi l’incidenza del prezzo del petrolio sul balzo in avanti della voce energia, sia per quanto riguarda l’export sia per l’import.
Tuttavia l’incremento del commercio estero a gennaio segue altri due mesi di andamento positivo, dopo una prima parte del 2016 caratterizzata da uno scenario negativo. L’inversione di tendenza interessa entrambi i flussi: per le esportazioni è spiegabile, oltreché con elementi estemporanei, con il ritorno di alcuni dei più importanti mercati di sbocco al di fuori dell’Unione – Russia, Cina, Stati Uniti e Giappone –: il dato di fondo è, quindi, la capacità di competere di una parte consistente delle imprese italiane, in grado di farsi trovare pronte non appena all’estero si riaprano spiragli interessanti.
Il consistente balzo in avanti delle importazioni, anche in virtù del contributo fornito dal settore dei beni strumentali, può trovare almeno parziale spiegazione con l’effetto degli incentivi agli investimenti legati al piano Industria 4.0. Dal comparto delle macchine utensili e robot, così come da quello dei macchinari per la lavorazione della gomma e della plastica (nicchie che, insieme, generano ricavi per circa 10 miliardi di euro ed esportano intorno al 70% del fatturato) giungono conferme importanti: da una parte un sentiment positivo delle imprese circa gli effetti del Piano nazionale Industria 4.0, dall’altro le indicazioni incoraggianti circa il risveglio di alcuni mercati di sbocco strategici, Russia per prima.
Al netto di queste consapevolezze, l’invito alla prudenza che parte innanzitutto dagli operatori è doveroso alla luce degli innumerevoli scenari di incertezza che caratterizzano il 2017 appena cominciato: dalle tensioni geopolitiche alle spinte protesionistiche. L’Ispi definisce incerto il futuro per il commercio internazionale e il Wto non prevede sostanziali incrementi. In questi mari agitati si deve destreggiare la caravella, il made in Italy, per il quale le azioni di sistema come quella appena portata a termine in Cina sono vitali.
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