È morto l’imprenditore Lino Manfrotto

Si è spento domenica mattina all’età di 80 anni l’imprenditore vicentino Lino Manfrotto, fondatore dell’omonima azienda di attrezzature per la fotografia, oggi marchio riconosciuto in tutto il mondo per l’altissima qualità e precisione. Industriale lungimirante e appassionato, Manfrotto ha creato un’impresa partendo dal garage di casa e da quella che era allora, negli anni Sessanta, la sua occupazione, il fotoreporter per la stampa locale vicentina.
In quegli anni le attrezzature di un fotografo erano molto ingombranti e limitanti, il mercato offriva una vasta gamma di flash da studio e illuminatori al quarzo, ma trascurava completamente gli accessori di base come gli stativi, i bracci e i morsetti. Così, Lino Manfrotto decide si creare ciò che mancava: stativi, bracci, supporti per luci.
Dalla produzione di pochi pezzi per gli amici fotografi ad una vera e propria produzione in serie il passo fu breve e in pochi anni la Lino Manfrotto divenne punto di riferimento non solo nazionale ma anche internazionale per le attrezzature per la fotografia. Nel 1974 fu lanciato il primo treppiedi, che ebbe successo in tutto il mondo, come molti altri componenti.
L’azienda negli anni si è sempre contraddistinta per una grande innovazione di prodotto, fino agli anni 80 e 90, quando l’avvento del digitale minò il mercato delle macchine fotografiche. Ma anche in questa occasione, Lino Manfrotto si dimostrò previdente e lungimirante, scegliendo di rafforzare la sua azienda e metterla al passo con i tempi. Dal 1989 l’azienda fa parte dell’inglese Vitec Group (broadcast e fotografia). Dagli stativi e treppiedi si è passati nei decenni alla produzione di luci a led, borse e accessori specializzati, zaini per i droni (che diventano campo di atterraggio), linee specifiche per il pubblico femminile, treppiedi da tavolo per gli smartphone.
La filosofia alla base di questa diversificazione è stata trasformare Manfrotto in un prodotto premium, fatto con materiali performanti (dalla fibra di carbonio al titanio), dal design ergonomico e intuitivo, che coniuga artigianalità e hi-tech e che si propone come lo strumento con cui si può “imagine more”, immaginare di più.
L’innovazione totale della gamma ha portato oggi l’azienda – due stabilimenti, 9 filiali nel mondo, 735 dipendenti – a fatturare più di 130 milioni, con una crescita annua sempre di due cifre. Il 95% del prodotto è esportato, il 30% dei treppiedi venduti nel mondo è di marchio Manfrotto, secondo player al mondo anche per le borse con una quota del 7%. Sono controllati da Manfrotto i marchi Gitzo, Lastolite, Avenger, Colorama; è una licenza esclusiva la linea realizzata con National Geographic, mentre da qualche mese è attiva la partnership con Apple.
Ma il nome di Lino Manfrotto è associato anche ad una libreria molto speciale. Aveva 55 anni l’imprenditore quando nel 1991 decise di comprare Palazzo Roberti, nel centro di Bassano del Grappa, la sua città, per andarci a vivere con la moglie Elena e i quattro figli. Ma al primo piano dal 1935 c’era una libreria, La Bassanese. Il proprietario non voleva lasciarla, malgrado lo sfratto, in più sul palazzo era stato posto un vincolo del ministero dei Beni Culturali che stabiliva che il primo piano avrebbe dovuto mantenere l’uso come libreria. Manfrotto allora ne acquistò la licenza e vi fece lavorare al suo interno le figlie Lavinia, Veronica e Lorenza. Non prima però di un lungo restauro che l’ha fatta diventare il negozio di libri più bello del Paese.
Di Lino Manfrotto serba un ottimo ricordo Francesco Bernardi, ex presidente del raggruppamento bassanese di Confindustria Vicenza, che ha lavorato per la Manfrotto diversi anni. «Era una persona estremamente corretta. Un uomo coraggioso, preciso e molto perbene».
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