Dal carcere alle officine, le due ruote per rimettersi in pista
Dal carcere di Bollate ai concessionari di motocicli, pronti a rientrare attivamente nel mondo del lavoro una volta scontata la pena. Il progetto, che porta la firma della Fondazione Italiana per le 2 Ruote, ha coinvolto 12 giovani in regime di semilibertà del penitenziario vicino Milano e proprio venerdì scorso ha tagliato un primo, importante traguardo con la consegna dei diplomi, ottenuti a valle dei corsi teorici iniziati lo scorso ottobre. E nei prossimi giorni si passerà subito alla pratica con un’esperienza in concessionaria finalizzata a completare il bagaglio professionale delle “matricole”.
«L’idea mi è venuta quando sono stato invitato al ristorante del carcere di Bollate, il famoso InGalera, dove cucinano e servono i detenuti (il New York Times l’ha definito un «intrigante esperimento di riabilitazione»): – sottolinea Alfio Morone, presidente della Fondazione Italiana per le 2 Ruote– ne ho parlato con il direttore del penitenziario, Massimo Parisi, e siamo partiti in tempi stretti: hanno selezionato loro 12 giovani, che hanno dimostrato un entusiasmo straordinario e hanno colto al meglio quest’occasione». Adesso, individuare i concessionari per “ospitare” il tirocinio vero e proprio non sarà difficile, considerato che la Fondazione è nata nel 2014 su iniziativa di Ancma (l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori, che raggruppa tutti i principali produttori delle due ruote motorizzate e non) e di Eicma, cioè l’Esposizione internazionale ciclo e motociclo, che proprio tre anni fa ha compiuto un secolo. «Da parte loro c’è un forte sostegno – osserva Morone – sia dal punto di vista finanziario sia da quello, altrettanto importante, più operativo, anche se non sono le uniche istituzioni che ci hanno supportato in questi primi anni di attività».
Del resto, quello del carcere di Bollate, non è stato l’unico progetto dell’associazione, il cui obiettivo principale è offrire occasioni di formazione professionale e la possibilità di un inserimento lavorativo alle fasce disagiate, a partire dai giovani. «Il nostro debutto è stato con Ribicicliamo, un progetto a costo zero in cui ci hanno aiutato parecchi negozi che vendono biciclette in Veneto. – racconta Morone – In buona sostanza, ci hanno donato 50 biciclette ricevute in cambio nuovo e completamente riparate che noi abbiamo regalato a un convento di suore nelle Marche, frequentato prevalentemente da immigrati o persone in difficoltà, che non riuscivano a recarsi al paese principale più vicino”.
Poi è arrivata l’Accademia delle due ruote, «il nostro fiore all’occhiello: un progetto in collaborazione con la storica onlus milanese La Strada e rivolto ai giovani non inseriti in un percorso di studio, o che lo avevano abbandonato, e che soprattutto non erano alla ricerca di un’occupazione», spiega Morone. Anche in questo caso, la Fondazione ha promosso una formazione professionale di meccanici per le due ruote (soprattutto motocicli) . «In pochi mesi – aggiunge Morone – abbiamo messo in piedi una classe di 15 ragazzi con veicoli, o parti di essi, che ci sono stati messi a disposizione dai nostri associati, procedendo poi con il consueto schema: prima un semestre teorico e poi uno in concessionario, tutto monitorato costantemente da una persona esterna». Il risultato? «Tutto è andato per il meglio, anche se i nostri progetti li valutiamo sull’arco del classico triennio, in cui il terzo anno avviene l’inserimento vero e proprio nel mondo del lavoro», pure in questo facendo affidamento sul sostegno degli associati.
E adesso? Il prossimo obiettivo, dopo i motocicli, sono le biciclette. «Vogliamo partire già quest’anno – sottolinea Morone – le due ruote, come confermano gli ultimi dati, sono un mercato in forte espansione. E anche dalle grandi case ciclistiche italiane ci aspettiamo una risposta all’altezza».
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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