Boroli, dall’editoria al Barolo sempre alla ricerca della qualità

La vendita di 13 ettari si è appena conclusa ma Achille Boroli, titolare dell’omonima azienda vitivinicola a Castiglione Falletto (Cuneo), in Langa, sottolinea come non ci sia proporzione con i 4,5 ettari acquistati lo scorso anno a La Morra, sulla collina di fronte all’azienda. Perché le vigne vendute producevano un po’ di tutto, dal Dolcetto alla Barbera. Le nuove, Serradenari, sono a Barolo. Ed il rapporto di prezzo, assicura è di 1 a 15. Anche se le nuove vigne sono state pagate meno di un milione all’ettaro, poco prima che le valutazioni esplodessero e raggiungessero, e superassero per alcuni cru, i 2milioni. Anche per la crescente richiesta da parte di investitori internazionali.
Ma Boroli non ha alcuna intenzione di vendere. L’avventura nel settore del vino è iniziata nel ’96 quando il padre Silvano è uscito dalla storica azienda di famiglia, la De Agostini di Novara, ed ha realizzato il sogno di dedicarsi all’agricoltura. «E da piemontese – spiega il figlio Achille – ha scelto il vino». Achille è entrato successivamente ed ha preso il controllo dell’azienda, avviando la rivoluzione produttiva. «Abbiamo rinunciato ad alcune produzioni – spiega – per concentrarci sul Barolo. Vogliamo diventare i migliori». Una sfida coraggiosa, considerando che sono circa 400 i produttori di Barolo concentrati su un’area che è un trentesimo di quella del Bordeaux. E l’azienda dispone oggi di 11 ettari complessivi.
Achille ha potuto contare anche sulla collaborazione del fratello Guido, architetto, per la realizzazione della cantina La Brunella, ricoperta dalle doghe delle barriques non più utilizzate e perfettamente inserita nel territorio. Ma l’attenzione all’ambiente si nota anche nella vigna, dove è rigorosamente escluso l’utilizzo di diserbanti. Complessivamente la produzione di Barolo oscilla tra le 45 e le 50mila bottiglie. Tra Barolo classico, Villero, Cerequio, Serradenari e, d’ora in poi, anche 13-14mila bottiglie di Brunella, un monopolio della Boroli. Che, dal ’99, ha aperto anche la Locanda del Pilone nella collina sopra Alba. Poche camere ed un ristorante stellato affidato allo chef Federico Gallo che, con i suoi 29 anni, guida una brigata altrettanto giovane. Così come è sotto i 30 anni la squadra che si occupa della locanda. Tra l’altro la Locanda del Pilone è anche ambasciata Krug, a dimostrazione dell’apprezzamento internazionale.
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