Balzo della produzione, ma i fattori chiave restano in bilico

Un segnale incoraggiante o di nuovo una doccia scozzese? Propendiamo, con tutta la prudenza d’obbligo, per la positività, ingrediente sempre indispensabile per uno sviluppo robusto. La crescita della produzione industriale (+0,7% su base mensile a novembre e +3,2% su base tendenziale) riporta un po’ di fiducia nel sistema economico, peraltro sempre preoccupato dall’altalenante avvicendarsi delle statistiche e dalle non poche incertezze dello scacchiere globale di cui ormai siamo pienamente parte (volenti o nolenti).
Circa i dati, va ricordato che più indizi stanno convergendo. Non tutti gli analisti concordano sull’allargamento del recupero dell’attività manifatturiera. C’è chi sostiene la persistenza di un dettaglio settoriale ancora molto polarizzato, chi un miglioramento in fase di diffusione. Vanno bene, e lo sappiamo, computrer, elettronica e ottica, alimentari, mezzi di trasporto, macchinari e attrezzature. L’export extra-Ue, ha registrato l’Istat pochi giorni fa, è cresciuto a novembre del 3,4% su ottobre (e del 5,6% su base annua), a significare comunque che qualcosa si sta muovendo. E che l’obiettivo di crescita del Pil all’1% nel 2017 non è fantascienza, ma qualcosa di concretamente raggiungibile. E così i prezzi al consumo, pur avendo chiuso il 2016 in leggera deflazione (non accadeva dal 1959), nell’ultima parte dell’anno hanno registrato un colpo di reni che fa ben sperare.
Ci sono poi le incertezze geopolitiche: nessuno ha la sfera di cristallo, ma certo Brexit e l’imminente insediamento del presidente americano Donald Trump potranno modificare il quadro complessivo e non poco. La fragilità dell’Europa e del sistema politico e istituzionale italiano, inoltre, specie se accompagnata dall’isteria bulimica dei mercati finanziari, non aiutano.
Inutile ricordare l’importanza della corresponsabilità civica di decisori pubblici e privati (in Italia, purtroppo, è fiato sprecato), ma un’accelerazione delle politiche industriali – nazionali e territoriali – a sostegno di filiere e distretti (con defiscalizzazioni, ammortamenti e quant’altro) è non solo auspicabile, ma doverosa. Così come la promozione di tutti quegli strumenti utili per sostenere l’innovazione e l’accesso al credito (pensiamo all’accordo sottoscritto tra Borsa Italiana e Confindustria per il programma Elite, che non necessariamente è un percorso di quotazione delle società). Ma soprattutto non bisogna perdere tempo nella costruzione di alleanze di rete tra imprese e in una internazionalizzazione dinamica, efficiente e molto diversificata.
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