Amatrice chiama i privati per la rinascita
Il centro culturale con la chiesa di S.Giuseppe, la scuola alberghiera, la pro-loco, il nuovo ospedale, il cinema Garibaldi, il cinema e il teatro comunale, il museo Civico e il polo agroalimentare. E così a seguire per una trentina di edifici pubblici, avanguardia di una lista che arriverà a un centinaio. Tutti edifici danneggiati o distrutti dal sisma, tutti messi “in vetrina” per raccogliere le offerte di donatori privati che vogliono contribuire alla rinascita di Amatrice.
L’idea l’ha avuta il sindaco Sergio Pirozzi, il quale ha capito che la solidarietà è più rapida della burocrazia. Come conferma anche la struttura presentata ieri che ospiterà la mensa scolastica, ma che a regime diventerà un polo per la cultura agroalimentare locale, struttura che presto sarà circondata dai ristoranti di chi ha dovuto chiudere il locale dopo il terremoto.
La struttura – realizzata in legno grazie al contributo di Corriere e La7 – è stata progettata da Stefano Boeri. L’architetto milanese, sempre ieri ad Amatrice, ha annunciato che aiuterà il commissario Errani e il Comune di Amatrice nella ricostruzione del centro storico. A poca distanza c’è la scuola di container colorati realizzata a tempo record il 13 settembre scorso grazie alla generosità della Protezione Civile di Trento. Ecco perché Pirozzi ha avuto l’idea di gestire e incanalare la generosità privata. «Chi vuole contribuire alla rinascita di Amatrice può farlo in modo mirato».
E racconta: «Ho voluto mettere sul sito una lista di opere danneggiate, lesionate, da riparare o ricostruire così chi vuole può dare il suo contributo». Nella lunga lista che si trova sulla pagina “Adotta un’opera” del sito internet non ci sono solo immobili comunali, come il municipio, la scuola o il teatro comunale da ricostruire. Ci sono anche tante altre opere di competenza statale o regionale.
Pirozzi, mentre fuma l’ennesima sigaretta, incorniciato dai monti della Laga che si infiammano nel tramonto, spiega il senso della scelta: «Non solo in questo modo non aspettiamo passivamente che la ricostruzione faccia la sua parte, con i suoi tempi; ma siamo noi che aiutiamo: perché se noi raccogliamo dei soldi per il nuovo ospedale o per la caserma dei Carabinieri, facciamo risparmiare soldi allo Stato e alla Regione. Lo stato siamo tu e io, siamo noi».
Questo è Pirozzi. Amatrice è un accumulo di macerie dove circolano volontari e forze dell’ordine. Ma nella testa del primo cittadino c’è il progetto di rinascita: tutto fondato sulla cultura alimentare locale: «Io ho cacciato quelli che volevano aprire una cementeria. Qui si deve fare altro, si deve puntare sulla qualità del buon cibo. Da qui si deve ripartire». E racconta: «Sta andando avanti il riconoscimento dell’Stg per il sugo all’Amatriciana: specialità territoriale garantita, una cosa che finora ce l’ha solo la mozzarella di bufala e la pizza napoletana. Stanno per partire i lavori del pastificio Strambelli di Rieti. Ricostruiremo il liceo alberghiero con un convitto».
«Mi auguro che il terremoto – prosegue il primo cittadino – , nonostante sia stata una tragedia, faccia capire, l’importanza di stare uniti, di sviluppare l’idea di valorizzare i prodotti. Anche per aiutare le città».
Già, perché agli occhi di chi ogni giorno vede i Monti della Laga, le persone sfortunate sono altre: «Tu, solo perché stai a Roma e respiri l’aria di Roma dovresti avere il reddito di cittadinanza», dice. «Amatrice non si stava spopolando, anche perché qui c’era tutto, cinema, teatro, ospedale, palazzetto dello sport e campetti, pista di pattinaggio. Ma ci sono paesi che si stanno spopolando perché chiudono ospedali, scuole, servizi, e invece non si capisce che mantenendo le persone nei piccoli centri si evita di affollare le città».
Ad Amatrice Natale fra tende e camper
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