Al via le sfilate di Milano. La moda donna spinge il sistema
Milano raccoglie il testimone da New York e Londra e da oggi a lunedì 27 presidia la parte più importante del principale “fashion month” dell’anno, come lo chiamano gli americani. In febbraio infatti sfilano, tradizionalmente, le collezioni donna dell’autunno-inverno successivo, decisive per i bilanci di ogni brand della moda per due ragioni: le donne acquistano più degli uomini e i prezzi dei capi della stagione fredda sono più alti di quelli della primavera-estate.
Gli scenari a medio-lungo termine ipotizzano una diminuzione del gap tra mercato maschile e femminile, a partire dalle previsioni di Euromonitor da qui al 2020 (si veda Il Sole 24 Ore del 13 gennaio). Ma il 2016 dimostra che nel breve periodo e sicuramente per l’industria italiana della moda la donna continua a fare da traino.
Nello scorso anno il fatturato è cresciuto del 2,3% a poco meno di 13 miliardi, con un export del 61,3%, secondo le stime preliminari di Sistema moda Italia (Smi). Nel 2014 e 2015 gli incrementi erano stati leggermente superiori (+2,5% per entrambi gli anni), ma era stata inferiore la quota di export (59% per il 2014, 60,4% per il 2015).
Per l’intero comparto del tessile-moda-abbigliamento, stando ai dati della Camera nazionale della moda, nel 2016 il fatturato è passato da 82,5 a 84 miliardi, con una crescita dell’1,9%. Un tasso comunque superiore a quello dell’economia italiana nel suo complesso – è giusto ricordarlo – ma inferiore a quello del settore femminile. Praticamente uguale (61%) la percentuale di export, mentre sono più basse le previsioni per il 2017. Il fatturato dell’intero sistema moda nel primo semestre dovrebbe aumentare dello 0,8%, mentre la donna dovrebbe mantenere o migliorare il tasso del 2016.
Si potrebbe obiettare che sul sistema nel suo complesso pesano i trend negativi del tessile (-0,6% a 7,8 miliardi), delle calzature (“solo” +0,3% secondo il preconsuntivo di Assocalzaturifici) e di altri tasselli importanti della filiera, come la conceria (-4% a 5 miliardi). Vero, ma il solo settore donna va comunque meglio dell’uomo, che ha chiuso il 2016 con un fatturato di 9 miliardi, salito dello 0,9% rispetto al 2015 e soprattutto grazie all’export, che ha raggiunto il 64,2%.
L’elenco delle incognite economico-finanziarie e geopolitiche del 2017 è molto lungo e la maggior parte di esse non possono essere influenzate dai comportamenti o dalle strategie delle aziende, come hanno ricordato gli imprenditori durante il Pitti di gennaio (fiera di eccellenza che si è chiusa con una forte crescita dei buyer stranieri) e in occasione di Milano moda uomo, sempre nello scorso mese. Simile la posizione degli espositori a Micam, Mipel e Milano Unica le tre manifestazioni dedicate rispettivamente a calzature, pelletteria e tessuti che si sono appena concluse. Da oggi a lunedì prossimo la città sarà vetrina internazionale per 174 collezioni donna dell’autunno-inverno 2017-2018, grazie a 70 sfilate e 104 eventi in showroom e i marchi italiani continuano a investire in ricerca, capacità produttiva e distributiva. Fanno cioè la loro parte, come ricordato da Carlo Capasa, presidente della Camera della moda, e da Claudio Marenzi, al vertice di Sistema moda Italia, impegnati da sempre a rafforzare la filiera nel suo complesso: le sfilate sono infatti solo la punta dell’iceberg della seconda voce del manifatturiero del nostro Paese.
A questa strategia si lega il progetto potenzialmente più innovativo per il sistema moda, l’unificazione di sfilate e fiere milanesi negli stessi giorni. La fashion week che inizia oggi è una prova generale: Micam, Mipel e Milano Unica hanno preceduto le sfilate, ma sabato iniziano Mido (la più grande manifestazione europea di occhialeria, comparto in cui l’Italia è leader per l’alto di gamma) e TheOneMilano, nuova fiera che incorpora anche il Mifur (pellicce). In settembre la sovrapposizione sarà completa e si sta studiando una formula per aggiungere una vetrina dedicata alla gioielleria, grazie al Comitato per la moda creato da Carlo Calenda e ora guidato da Ivan Scalfarotto. Nessun Paese al mondo ha una filiera del sistema moda allargato (che comprende cioè anche occhiali, cosmetica e gioielli) come quella italiana e il mondo ce la invidia. Mancava, per l’incapacità italiana di superare individualismi e campanilismi, una vetrina condivisa. Se in settembre il progetto avrà successo, l’Italia sarà davvero il punto di riferimento per il fashion system globale.
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