Addio a William Salice, uno dei “padri” dell’Ovetto Kinder

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By Federdat Dicembre 30, 2016 15:57 Updated

Addio a William Salice, uno dei “padri” dell’Ovetto Kinder

Dopo la morte del patron Michele Ferrero, nel 2015, scompare un altro degli elementi storici del grande gruppo dolciario di Alba (Cuneo). Nella notte del 29 dicembre è morto William Salice, uno dei più stretti collaboratori dell’uomo che, partendo dalla crema a base di nocciole di Langa, aveva costruito un impero mondiale nel settore dolciario. Salice, che aveva 83 anni, era entrato in Ferrero nel 1960 e da allora aveva contribuito alla realizzazione ed al lancio di vari prodotti di grande successo.

A partire dall’Ovetto Kinder. Ma Salice, da piemontese schivo, aveva sempre evitato di prendersi il merito del successo, spiegando che l’inventore dell’Ovetto, come di altri prodotti, era il patron, Michele Ferrero, mentre per se stesso si ricavava il ruolo di «esecutore materiale».

“L’inventore dell’Ovetto Kinder è Michele Ferrero, io sono solo l’esecutore materiale”

William Salice 

Erano gli anni in cui la Ferrero iniziava la conquista del mondo non attraverso complicati studi di marketing internazionale ma basandosi quasi esclusivamente sull’intuizione ed il buon senso del patron Michele e dei suoi collaboratori. Genialità e qualità alla base di tutto, con rapporti personali che hanno permesso al gruppo piemontese di creare un clima aziendale invidiato da tutti. I rapporti tra il patron e Salice erano gli stessi che Salice e Ferrero instauravano con ogni dipendente. «Michele Ferrero, il genio: è stato un onore e un privilegio aver lavorato con lui per 40 anni», si legge in un poster che Salice aveva fatto realizzare con la scritta ad incorniciare un mondo tempestato di prodotti dell’azienda piemontese.

Grande attenzione al territorio, alle radici, ma anche uno sguardo aperto al mondo. Con marchi adattati ai vari Paesi, a partire proprio dal Kinder che richiamava la Germania o il Mon Chéri dal suono francese. Però le radici rimanevano fondamentali. E lo si era visto quando, in occasione dell’alluvione del 1994 ad Alba, non era stato necessario convocare i lavoratori per spalare il fango: erano arrivati tutti, volontariamente, ed erano arrivati gli ex dipendenti in pensione. La grande fabbrica come una grande casa.

Di questo mondo Salice è stato una parte importante. E lo spirito è rimasto lo stesso anche dopo essere andato in pensione, nel 2007. Si era trasferito a Borghetto Santo Spirito (Savona) così come fanno molti torinesi. E nella vicina Loano aveva costituito la Fondazione Color Your Life, portando nella cittadina rivierasca centinaia di tutor e migliaia di studenti, ma anche premi nobel e industriali da far incontrare ai ragazzi. Perché il suo sogno era di favorire lo sviluppo dei talenti giovani, nei campi più disparati.

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